Bless your heart

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Se vi hanno sempre parlato degli Americani come persone gentili, dovete sapere che qui nel Sud lo sono ancora di più.
Da queste parti non sentirete mai un clacson. Mai. Mi è successo di essere ferma a un semaforo e non accorgermi del verde perché ero troppo concentrata a leggere un post su Facebook (abominevole, lo so) e stare tanto, ma tanto tempo ferma, al punto da far scattare il giallo. Immaginiamoci la stessa scena in via Palmanova a Milano ed è facile capire perché da noi non danno le pistole con tanta facilità come qui in Texas.

Da queste parti, dicevo, sono tutti gentili. Appena incroci lo sguardo di qualcuno, questo ti sorride e ti saluta, a volte ci scappa anche un “hey!”. Le prime volte che mi succedeva, la tentazione di dire “cazzo guardi” era forte, poi ho capito che quando qui la gente ti guarda non vuole né broccolare, né derubarti. Vuole semplicemente dirti ciao.
Al supermercato i cassieri ti commentano la spesa. Oggetto per oggetto. Ti dicono che quel pane lì è favoloso, che quelle fragole sono dolcissime, che ho fatto un’ottima scelta sul burro salato. E poi ti fanno domande imbarazzanti, tipo “Are you having a party tonight?” solo perché sei carico di birra, vino, patatine, salame, formaggio…e si straniscono quando gli rispondi “Nope! Netflix night”. Confesso che sta diventando sempre più forte la tentazione di riempire il carrello con collutorio per l’alito, crema per i brufoli e deodorante per i piedi solo per vedere cosa si inventano di gentile da dirmi…

Poi c’è questo bless your heart, che in Texas e, più in generale nel Sud, si usa molto. La traduzione letterale – sia benedetto il tuo cuore – non vuol dire niente. Si usa, di norma, per esprimere simpatia, comprensione, vicinanza. Tipo, se vedi una persona a cui è successo qualcosa di spiacevole, è normale dirgli bless your heart. Come dire, oh, pora stèla (povera stella) da noi a Milano. Ma lo sentirete dire anche in un’altra accezione, più pungente, più derisoria, quasi maligna, che anche noi Italiani esprimiamo con una parola che, da nord a sud, abbiamo adottato tutti, ed è poraccio (poveraccio).
Noi usiamo questa parola non tanto per esprimere solidarietà a una persona a cui è andato male qualcosa, bensì quando la vogliamo un po’ prendere per il culo, quando ci mettiamo in mezzo un bel po’ di sarcasmo, una punta di cattiveria e quanto basta di risata sotto i baffi. Spesso accompagniamo questa espressione con una bella alzata di sopracciglia e un sorrisetto beffardo. Solo che qui in Texas la gente usa solo “bless your heart” e non muove un muscolo facciale, quindi non sai mai se ti stanno dicendo pora stèla o poraccio. Non sai se sono sinceramente vicini alla tua sfiga del momento o se, invece, ti stanno prendendo in giro…

Un mio amico Newyorkese mi ha svelato un segreto, e io ai Newyorkesi credo sempre, a prescindere. Mi ha detto che la verità è che qui nel Sud sono tutti un po’ falsi, e quando sento qualcuno che dice bless your heart non c’è nessun dubbio, nessuna domanda da farsi, devo proprio scappare a gambe levate. Perché non c’è nessuna empatia in quelle parole, nessuna vicinanza, nessuna comprensione. Insomma, mi stanno dando della poraccia.
Però mi ha detto un’altra cosa che mi ha un po’ insospettito…qui al Sud si dice molto anche y’all, cioè voi tutti. Hi y’all, bye y’all, thanks y’all, frasi così sono molto comuni. Ecco, lui mi ha svelato che è brutto sentirlo dire, perché suona male, perché non è bello, perché è troppo dialettale e poco elegante. Insomma, qui nel Sud secondo lui non solo le persone sono false, ma si esprimono anche male.
Mmmmh.
In questo discorso ho colto delle analogie con le osservazioni di alcuni Italiani del nord che, in passato, mi dicevano quanto fosse sgradevole o poco armonico sentir parlare siciliano o napoletano.
Quindi mi è venuto un dubbio.
Sarà mica che il mio amico Newyorkese ha un’anima leghista?

Bless your heart, my friend.

4 risposte a "Bless your heart"

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  1. Segui già il blog di Nonsisamai? Fa osservazioni simili, ma più soft. Lei è di Milano e vive a Dallas da una decina di anni.
    Io sono diventata insofferente a tutti gli accenti, fossero anche solo della provincia a fianco. Maggiore è la distanza, maggiore è il mio malessere. Se ascolto un mio vocale di Whatsapp sono insofferente pure al mio di accento!
    http://www.nonsisamai.com/

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